La Stampa, 28 dicembre 2009
La silenziosa rivolta dei precari è cominciata qualche settimana fa. Sta convergendo su Torino. E, ora che la sezione lavoro del tribunale si è pronunciata già due volte, minaccia di mettere in ginocchio la pubblica amministrazione. Enti e istituzioni stanno cercando di correre ai ripari. Il rischio è serio: trovarsi alle prese con centinaia di cause, perderle, e dover sborsare un bel po’ di quattrini. I giudici sono stati chiari: basta discriminazioni tra precari e lavoratori “fissi”. Chi, dopo anni e anni di impiego a tempo determinato nella pubblica amministrazione viene stabilizzato non può essere trattato alla stregua di un neo assunto; ha diritto a vedere riconosciuta anzianità di servizio, scatti ed eventuali avanzamenti di carriera. Sei stato ricercatore precario in università o insegnante supplente nella scuola per sette, dieci, quindici anni? Bene, quando il tuo impiego diventerà a tempo indeterminato dovrai essere trattato come un ricercatore, o un insegnante, con sette, dieci, quindici anni di anzianità.
Tutta colpa di una ricercatrice e di un tecnico dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare. Qualche mese fa si sono rivolti a due avvocati torinesi, Angelica Savoini e Roberto Bausardo, e hanno deciso di fare causa all’ente. Dopo cinque anni di contratti a termine erano stati stabilizzati, ma retrocessi - per stipendio e “grado” - al rango di neoassunti. I giudici del tribunale di Torino hanno accolto i loro ricorsi: gli anni di precariato devono contare ai fini dell’anzianità di servizio e degli avanzamenti di carriera, che nel pubblico impiego spesso procedono di pari passi con l’età anagrafica. Una bella differenza: la prima a vincere la causa, un ingegnere dell’Infn, si è vista riconoscere 300 euro in più al mese in busta paga.
Una rivoluzione. E un precedente che sta facendo il giro di blog e forum dove i precari di tutta Italia (quasi mezzo milione solo nel pubblico impiego, secondo i sindacati) sfogano tutto il loro malessere. Le due sentenze, emesse pochi giorni fa, rischiano di essere l’avamposto di una lunga serie di contese giudiziarie. L’esercito degli atipici si sta organizzando: «Ci stanno chiamando da tutta Italia», racconta l’avvocato Savoini. «Vogliono capire se ci sono gli estremi per aprire un contenzioso». Di questo passo i ricorsi rischiano di essere migliaia. I precari stabilizzati tra il 2006 e il 2007 - l’ultima grande ondata delle finanziarie dei governi Prodi e Berlusconi - sono stati oltre mezzo milione. Per tutti le disposizioni impartite agli enti erano chiare: stabilizzare ma non riconoscere l’anzianità. Insomma, si regolarizzavano tanti atipici ma si cercava di gravare il meno possibile sulle casse dello Stato.
Ora tutto potrebbe essere capovolto. Del resto l’ha stabilito la Corte di giustizia europea: non ci possono essere discriminazioni tra chi lavora a tempo determinato e a tempo indeterminato. Il caso di Yolanda Del Cerro Alonso - impiegata del servizio sanitario spagnolo, dodici anni da precaria e poi stabilizzata - ha fatto scuola. Anche se la legge spagnola - a differenza di quella italiana - escludeva espressamente la possibilità per i lavoratori pubblici di farsi riconoscere il pregresso, la Corte europea nel 2007 ha accolto il suo ricorso.
In un colpo solo ha scardinato la legislazione iberica e aperto un varco per tutti i lavoratori precari d’Europa. Entrambe le sentenze del tribunale di Torino poggiano sulla storia della signora Del Cerro Alonso. Il nuovo idolo dei precari.
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